Una mamma, un bimbo T1 ed il suo barboncino, tra storie di vita, di creatività e pillole di diritto
scadenze alimentari

“Da Consumarsi Preferibilmente” Versus “Da Consumarsi Entro”

Da consumarsi preferibilmente o da consumarsi entro. E qualche volta trovi anche semplicemente la dicitura scadenza o tempo minimo di conservazione. Nel corso della pulizia della dispensa e del frigo, quante volte Ti sei imbattuta in queste scritte qualche volte nemmeno facilmente reperibili nelle confezioni alimentari?

Lo so, lo so.. capita anche a me di annusarlo, di fare un’ispezione visiva e di chiedermi: sarà ancora commestibile?!
Qualche volta mi sono anche detta: ma per 50 centesimi perché rischiare di far star male la famiglia per un pacco di … scaduto ieri?!?

Ecco allora che fare chiarezza sulle varie diciture è un modo per gestire la dispensa in maniera più consapevole, senza sprechi e senza rimorsi!!!
Mettiamoci poi che sempre più spesso i grandi supermercati creano grandi cataste di prodotti a prezzi scontatissimi, con scadenza dopodomani.
Oppure capita che nel corso della spesa della mattina, ci si imbatta in un mugulo di persone che frugano in un grande banco frigo di prodotti deperibili a scadenza brevissima, riportando la dicitura -50%.

Ed ecco il punto della questione. Questo banco frigo ha sempre captato il mio interesse:

  1. perché frugare tra tutti quei prodotti mi fa scoprire specialità o marchi che non rientrano nel mio paniere;
  2. perché stimola la mia voglia di capire il motivo per cui alla fine della fiera finiscano nel “dimenticatoio” i quasi soliti noti.

Un’idea me la sono fatta: aldilà dello scopo giustissimo di eliminare lo spreco alimentare, finiscono in ques
ti banchi perlopiù prodotti particolari che di per se hanno un prezzo di base importante (ex. salmone, qualche lavorato della carne di grandi marchi, mozzarelle di bufala, giuncate, etc.). Direi che finiscono per scadere i prodotti che il Cliente acquista meno facilmente perché senza promo o perché specialità alimentari.
Ed ecco che la domanda che mi pongo frequentemente è: ma poi, il risparmio sussiste veramente?
Su questo argomento sono un tantino scettica. Comprare una burrata pugliese a 2 € scontata del 50% e doverla mangiare immediatamente mi fa sorgere una domanda: quanto costa una burrata di qualità al banco salumi, magari in promo o con il buono sconto?
E già il rapporto risparmio/scadenza vacilla.
Non solo, i prodotti nel banco in questione sono senza prezzo specificato, perciò si rischia di venire abbagliati dal bollone rosso e portare a casa un prodotto da “consumare entro domani” al prezzo di quello che posso consumare in una settimana/10 giorni.
Se proprio decidete di acquistarli, prima passate per il lettore prezzo, fatevi due conti. 

Diverso è, invece, il mio rapporto con le scadenze del tipo “da consumarsi preferibilmente entro” su prodotti non freschi che spesso vengono impilati al centro della corsia con un prezzo pazzo piccolissimo.
E’ il caso di crackers, merendine per la colazione, ma anche inscatolati che scadono a circa 15/20 giorni dall’acquisto. Non nego che, in alcuni casi, mi sia divertita ad accontentare il TegolinoDipendente di mio marito con una scorta da 5/6 pacchi a soli 0,99 (di listino 2,49).

Ma perché su certi prodotti allungo la mano e su altri storco il muso e ci rifletto?
Iniziamo a fare chiarezza:

1) esistono alimenti che non scadono: liquori, zucchero, aceto, sale.

2) Il termine da “consumarsi preferibilmente entro il” indica una data X passata la quale il prodotto ha perso alcune caratteristiche preponderanti: quindi sarà meno saporito, meno profumato o meno morbido o meno nutriente, ma sicuramente commestibile/mangiabile/buono. Infatti, non sussiste un divieto di consumo di questi prodotti oltre la data specificata e per periodi medio lunghi (anche un mese e più a seconda dei casi). Sta a noi effettuare un esame attento dell’aspetto esteriore e dell’odore, da cui possiamo capire se possiamo o meno portarlo sulla tavola di casa. Insomma, se c’è ombra di muffa, l’odore è sgradevole o altro pensiamo seriamente di buttare alla spazzatura a malincuore.

3) Il termine “data di scadenza o da consumarsi entro” deve, invece, farci alzare le antenne. In caso di diciture simili, il prodotto è pur sempre commestibile, ma ha un periodo di tolleranza brevissimo che si aggira in qualche giorno (2/3). Questo è il caso del latte fresco, dello yogurt, delle uova, della carne confezionata e di tutti gli alimenti freschi.  Ed ecco perché sul banco frigo 50% vado un po più cauta ed evito di acquistare ad esempio le mozzarelle poiché odio il retrogusto quasi acido che mi porta a buttare tutto nella spazzatura, mentre sono più serena su formaggi confezionati come taleggio, etc. Ho il terrore, invece, delle uova in scadenza per il quale faccio il solito test del bicchiere. Mentre su pasta fresca a scadenza breve taglio l’arrivo del periodo X stipando nel congelatore.

E Tu che ne pensi? Come Ti approcci davanti a queste due indicazioni?!? Arrivato il giorno X, cosa fai?