Una mamma, un bimbo T1 ed il suo barboncino, tra storie di vita, di creatività e pillole di diritto
occhiali bambini

Occhiali da vista per bambini: come capire quando ci sono problemi di vista, tra esperienze e consigli

Mattia indossa gli occhiali e una delle domande più ricorrenti delle altre mamme è: come capire quando un bambino ha problemi di vista?
All’ennesima domanda in questo senso, ho capito che i dubbi che noi genitori abbiamo affrontato a suo tempo, sono quelli della generalità delle famiglie.
Ecco che è nata l’idea di trasferire il percorso che ci ha portati all’occhialino rosso, in una mini guida che non ha alcun valore medico, bensì rappresenta il classico consiglio sulle esperienze vissute in questa vita da genitori in progress.

Abbiamo intuito la presenza di problemi di vista da una serie di fattori:

  • postura: mentre colora tende a chinare leggermente la testa e avvicinare il viso al quaderno;
  • gioco: nel gioco tende a chinarsi all’altezza dell’oggetto e chiudere un occhio, per osservare con l’altro; 
  • televisione: malgrado i continui richiami Mattia si avvicina sempre di più allo schermo;
  • luce del sole: tende a fargli lacrimare gli occhi.

Evidenziati questi aspetti, dopo aver riportato i dubbi al pediatra, abbiamo prenotato una prima visita a due anni, visita purtroppo non andata a buon fine a causa della mancata collaborazione da parte del bimbo.

Come preparare il bimbo alla visita oculistica?

  • I bimbi sono diversi uno dall’altro: c’è quello spigliato che non si inibisce davanti agli estranei, il curioso che desidera le spiegazioni su tutto ciò che accade e ci sono anche i bimbi che davanti agli estranei si ammutoliscono e la consapevolezza della reazione dei nostri figli aiuta a capire quale professionista scegliere.
  • E’ importante portarlo in uno studio specializzato nell’oculistica per bambini, poiché aldilà del carattere del piccolo, fattore non trascurabile è la pazienza e la capacità necessaria nel medico nell’interagire positivamente e trasformare il tutto in un gioco.
  • Fissare la visita al mattino: portarlo nelle prime ore della giornata equivale a renderlo più collaborativo, poiché il pomeriggio subentra la stanchezza e la noia che lo rendono più irrequieto e meno paziente.
  • Preparare psicologicamente il bambino, spiegando ciò che accade in genere in una visita oculistica.
  • Eventualmente esercitarsi con il gioco della forchetta, in modo che il bimbo arrivi preparato. La prova in questione si svolge con il bimbo seduto ad una certa distanza dal medico che tiene in mano la figura nella fotografia. Il medico posiziona in maniera differente e consecutiva la forchetta e contestualmente il bimbo (che indossa le lenti prova) deve imitarne il senso con la manina destra. Spiegare in anticipo questo giochino aiuta a non metterlo in difficoltà nella situazione pratica. 
  • Un premio da consegnare a fine visita.

Ortottista e oculista? Solo oculista? O prima l’uno e poi l’altro? Il medico nel vero senso della parola è l’oculista, ovvero colui che ha una laurea in medicina ed una successiva specializzazione. L’ortottista ha conseguito una laurea triennale ed è specializzato negli esami diagnostici che si svolgono anche negli studi oculistici e le sue competenze sono perlopiù su problemi di strabismo e  occhio pigro, ma sempre previa conferma da parte dell’oculista. Alcuni studi oculistici collaborano con ortottisti, presso i quali dispongono una prima visita di controllo. Esistono oculisti che effettuano personalmente le prove diagnostiche e oculisti che lavorano nello stesso studio degli ortottisti. La cosa più opportuna è chiedere consiglio al pediatra, riferendo i problemi riscontrati.

Scelta dell’occhiale: un altro aspetto non trascurabile è la scelta dell’occhiale giusto che non deve permettere al bambino di guardare oltre (ai lati o al di sotto) la lente. Abbiamo optato per un occhialino a forma circolare, di dimensioni tali che anche quando scende leggermente sul naso non permetta all’occhio di sfuggire dalla lente. La montatura è resistente ed elastica, a prova di asilo. La scelta delle lenti è un fattore personale. Noi abbiamo optato per le migliori, malgrado tra 6 mesi Mattia debba fare un’ulteriore controllo.

Rifiuto o accettazione dell’occhiale? Uno degli aspetti che mi hanno evidenziato le Mamme che hanno avuto l’esperienza prima di me, poi confermata dal nostro oculista, riguarda l’accettazione dell’occhiale. I bimbi, una volta indossato, si accorgono di vedere meglio ed in considerazione di ciò difficilmente arrivano al rifiuto.
Un altro aspetto che nel nostro caso è risultato importante è la condivisione. Parlare con amichetti che indossano gli occhiali, far recepire il messaggio che l’occhiale è un accessorio normalissimo, ci ha aiutati a passare dalla prima visita con esito negativo, alla seconda in cui ha collaborato dal primo all’ultimo minuto.
Inoltre, Mattia è un bimbo che ama sentirsi considerato, perciò l’abbiamo coinvolto nella scelta dell’occhiale. 

E Tu, Mamma, Ti ritrovi nella nostra esperienza?

Diana ci aiuta con questo consiglio: mia figlia prima elementare 7 anni porta gli occhiali da un mese! Per me il campanello d allarme sono state le occhiaie nonostante le tantissime ore di sonno e il riposo…poi da noi una volta all anno va il medico della scuola a visitare i bambini e fa anche la prova della vista…ci ha consigliato infatti la visita oculistica e abbiamo scoperto che effettivamente mia figlia aveva bisogno degli occhiali. Li porta molto volentieri! 

Si…ce l’ha spiegato il medico. Praticamente l’occhio va sotto sforzo quando fatica a mettere a fuoco.